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Politiche Attive del Lavoro

Le politiche attive del lavoro permettono l’inserimento e il reinserimento lavorativo attraverso agevolazioni per le aziende e per i lavoratori. Entrambi possono, infatti, beneficiare di vantaggi al fine di sviluppare le competenze del lavoratore e favorire l’incontro tra domanda e offerta, andando a soddisfare i bisogni e le necessità proprie delle aziende.

 

Cosa sono le politiche attive del lavoro?

Partiamo subito dall’aggettivo “attive” e distinguiamo quindi le politiche attive e passive del lavoro.

Le politiche attive del lavoro sono l’insieme degli interventi pubblici mirati a sostenere, nell’ambito del welfare state, il cittadino nell’inserimento e reinserimento lavorativo, sostenendolo attraverso misure concrete e diversificate, quali per esempio l’orientamento al lavoro e il contratto di tirocinio.

Le politiche passive del lavoro si occupano invece di sostenere il cittadino qualora questo dovesse rimanere privo di lavoro attraverso quelli che in gergo sono definiti “ammortizzatori sociali”. Troviamo tra le politiche passive del lavoro i casi di disoccupazione e i prepensionamenti.

Le politiche attive hanno dunque l’obiettivo di promuovere l’occupazione e quindi aiutare le persone a trovare un nuovo lavoro, in contrapposizione con le politiche passive che si concentrano sul sostegno economico a favore del cittadino.

 

A chi sono indirizzate le politiche attive del lavoro?

Tali misure sono indirizzate alle persone in stato di disoccupazione, ai giovani alla ricerca di un primo impiego, ai soggetti svantaggiati e a tutti coloro che hanno necessità particolari.

Tra le persone beneficiarie troviamo:

  • I giovani tra i 15 e i 29 anni di età;
  • I disoccupati adulti percettori di Naspi;
  • I disoccupati over 50;
  • Le donne in riferimento all’ambito delle pari opportunità;
  • I lavoratori in cassa integrazione;
  • Le persone immigrate;
  • Le categorie protette, svantaggiate e ultra-svantaggiate;
  • I lavoratori in mobilità lavorativa.

Quali sono le misure previste dalle politiche attive del lavoro?

Ora che abbiamo visto a chi sono indirizzate questo genere di misure, possiamo entrare nel dettaglio elencando e suddividendo per categorie le diverse applicazioni pratiche.

La prima categoria è costituita dalle misure di assistenza alla ricerca del lavoro, cioè le pratiche di orientamento e accompagnamento al lavoro. Citiamo per esempio i percorsi che abbiamo attivato per le persone immigrate nell’ambito del progetto MigranTO finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e i servizi per le persone svantaggiate identificate dal SERMIG – Arsenale della Pace.
Questa categoria ha come obiettivo principale quello di aiutare il beneficiario delle politiche attive a trovare un’occupazione attraverso un orientamento di base e personalizzato.

La seconda categoria, forse la meno scontata, è relativa agli incentivi alla creazione di lavoro e alla promozione dell’occupazione. All’interno di questa categoria possiamo trovare gli incentivi all’avvio di nuove attività e di start-up e agevolazioni all’assunzione di lavoratori.
Questa categoria ha come obiettivo quello di permettere alla persona di inserirsi e reinserirsi nel mondo del lavoro sviluppando la capacità dell’individuo di generare ricchezza partendo dalle proprie competenze pregresse e la necessità per il nostro sistema di incentivare l’impegno al fine di promuovere una crescita sociale ed economica per il nostro paese.

La terza categoria è relativa alla formazione, un ambito di estrema importanza ed efficacia, che permette la qualificazione e riqualificazione professionale.
In cosa consiste?

 

La formazione e il tirocinio

Nell’ambito delle politiche attive trova ampio spazio la formazione, la quale consente al cittadino di istruirsi, attraverso percorsi costruiti ad hoc per l’inserimento lavorativo. Si pensi per esempio a tutti i percorsi di Formazione per il Lavoro (FpL) -ex corsi del Mercato del Lavoro (MDL)- che si propongono di accompagnare la persona dall’aula all’azienda mediante la formazione specifica e l’inserimento in tirocinio.

Il tirocinio diviene, nell’ambito della formazione, lo strumento principe della transizione verso il mondo del lavoro, ed è infatti un contratto che prevede l’impegno lavorativo come periodo di formazione per il cittadino che, attraverso una convenzione tra ente promotore (ente di formazione professionale, università, agenzia per il lavoro, etc) e il soggetto ospitante (l’azienda, l’ente -anche pubblico-, etc) sottoscrive un progetto formativo individuale (PFI).

E l’apprendistato?

Anche l’apprendistato è una misura appartenente al mondo delle politiche attive del lavoro, in questo caso però si costituisce, diversamente dal tirocinio che ha tempi abbreviati, un contratto di lavoro a tempo indeterminato che prevede, come possiamo trovare spiegato sul sito dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), l’alternanza tra il lavoro e la formazione.

In Piemonte, in particolare, la formazione acquisisce un valore intrinseco particolarmente elevato, prevedendo un periodo di formazione obbligatorio per il lavoratore che si sviluppa all’interno e all’esterno dell’azienda, mediante percorsi di formazione strutturati.

Le politiche attive del lavoro sono un’opportunità!

Le politiche attive del lavoro sono un’opportunità per i cittadini e per le aziende che sono capaci di cogliere le occasioni per acquisire nuove competenze e valorizzarle attraverso periodi di formazione, tirocinio e inserimento.
Con questo articolo speriamo di avere reso più comprensibile il vasto mondo delle politiche del lavoro e di averti fornito elementi sufficienti per individuare i vantaggi che offrono le diverse opportunità messe a disposizione del cittadino e delle aziende.

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Qui trovi il compendium dei tirocini: Una guida per districarsi tra le differenti tipologie di tirocinio disponibili in Piemonte. Corri a leggere!

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