C’era una volta Kevin Spacey – Una storia di Buzz Marketing
C’era una volta Kevin Spacey – Una storia di Buzz Marketing
C’era una volta Kevin Spacey. Il nostro Kevin era riconosciuto a livello mondiale come grande attore, genio dell’interpretazione, vincitore di Oscar e premi vari. Poi un brutto giorno i federali cattivi bussarono alla porta di Kevin e gli comunicarono gentilmente e in mondovisione che era stato denunciato per molestie sessuali ai danni di un ragazzino, alcuni anni prima. Il mondo era scioccato, cominciarono a vacillare i pilastri dell’Occidente, la terra tremò e ci fu un attimo di attonito silenzio, che diede il tempo a Kevin di elaborare una strategia (o più probabilmente al suo agente). Così Kevin riunì giornalisti, fotografi, curiosi e la cameriera che passava da quelle parti e, dopo aver fatto delle dichiarazioni sulle molestie, in modo molto blando e con noncuranza, guardò il suo pubblico negli occhi.
Per un lungo momento vide la rabbia negli occhi di tutti i presenti e una risata malvagia scaturì dalle sue labbra. Era il momento giusto.
“Ah comunque… sono gay.”
E fu il delirio.
Kevin si girò, rientrò nella sua casa e si chiuse la porta finestra alle spalle, lasciandosi dietro un inferno di giornalisti che urlavano domande e brandivano registratori.
Kevin ci aveva visto lungo, lunghissimo. Nel mondo di oggi ovviamente fa molto più rumore e crea molto più interesse il fatto che un attore famoso, bravo e pluripremiato sia gay piuttosto che abbia molestato un ragazzino di 14-15 anni qualche anno fa. Se n’è accorto chi era su internet in quel momento.
La notizia dell’omosessualità dell’attore fece il giro del mondo in pochi minuti, rimbalzando in ogni lato del globo terracqueo con grazia e agilità, fino ad approdare su Facebook e apparire davanti a tutti gli utenti. Che la notizia delle molestie non l’avevano neanche vista.
IL RISULTATO?
Nessuno che pensi a Kevin Spacey oggi pensa a un molestatore ma pensa a un gay che si è represso per anni e fa pure tenerezza volendo, perché il complesso da crocerossina domina le masse.
Il perbenismo non esiste in realtà.
Non c’è molto da dire, se non che Kevin (o il suo agente) è stato un genio. Ha colto il momento giusto, ha soffocato una notizia sconvolgente con una ancora più sconvolgente, ha approfittato del pubblico, della massa, della sete di gossip e ha tolto al mondo la sua corazza da paladino della giustizia per fargli rivestire quella da Alfonso Signorini.
L’eroe della nostra storia ha semplicemente prodotto una notizia, non ha fatto nulla di così soprannaturale, l’ha data in pasto alle masse che si sono nutrite avidamente di qualcosa di così succulento, un cibo prelibato alla portata di tutti.
E parlando di cibo, a tutti piace la Nutella giusto? Ecco, la Ferrero due anni fa è stata additata come brutta e cattiva perché utilizza l’olio di palma. Cos’hanno fatto dunque i cervelloni di Alba? Si sono ritirati, han fatto dietrofront, rifacendo i propri prodotti escludendo il tanto odiato olio dalle proprie ricette? Assolutamente no. Hanno tirato fuori gli artigli e i cioccolatini e hanno attaccato il mondo. Hanno fatto visitare lo stabilimento, hanno ricordato che un terzo della produzione mondiale di nocciole lo comprano loro (ricordate: cadiamo noi e cadrete anche voi), hanno fatto presente che l’olio di palma “fa male ma non così tanto dai, si usa da un sacco di tempo!”, hanno anche detto che lottano contro la deforestazione e quindi non possono essere cattivi. La massa, da bravo sciame di api operaie quale è, ha iniziato a ronzare e ballare al suono del tamburello della Ferrero, diffondendo in tutto l’alveare la notizia.
In un anno le vendite sono aumentate del 5%. Ah, furboni. Così come la massa parlava fino a poco tempo prima di quanto male facesse l’olio di palma, ora avevano iniziato a parlare di quanto la Ferrero fosse carina e coccolosa. E la Nutella alla fin fine continua a piacere.
Sfruttiamo la massa in allegria
Cosa dimostrano queste due strategie, a parte ovviamente che la massa è un insieme senza capo né coda né tantomeno cervello? Che una notizia ne può soffocare subito un’altra, che i gusti e le preferenze delle persone sono labili e instabili, soggetti a bombardamenti mediatici provenienti da qualunque luogo, che il consumatore non fa una scelta razionale, ma si fa influenzare. Chi riesce a controllare e gestire questo marasma informe con tutti i suoi sbalzi di umore ha la chiave del proprio successo in mano. La massa ha importanza nel momento in cui determina l’andamento dei mercati. Chi sa sfruttare le masse e le loro inclinazioni ha vinto in questo mondo. E continuerà a vincere. Oggi, più che in passato, le strategie di un’azienda non possono fermarsi al solo utilizzo di sito internet. Ad avere sempre maggiore peso nelle strategie aziendali è il marketing del passaparola, spesso riconosciuto dai più col termine buzz marketing o unconventional marketing. Rivolto al nostro caro sciame insomma.
Il marketing di un’azienda è dato all’80% da ciò che avviene offline, col passaparola e con “l’eco” prodotta, e al 20% dalla scelta delle leve di marketing online, ad esempio un sito internet*.
Tutti amano parlare di una determinata esperienza. Bisogna dare alla gente una ragione per far parlare bene del proprio marchio.
Uno dei vantaggi esclusivi del buzz marketing è quello di mettere tutti nella condizione di sfruttare qualsiasi tipo di occasione per poter riuscire in qualche intento. Le masse sono storicamente stupide. E molto influenzabili. Approfittatene.
*fonte dati statistici: Università di Bologna
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