Riparto da qui, in questo 8 marzo, perché si parla ancora di differenza di genere sul lavoro e non solo. La situazione è oggettiva, ma siamo sicure che questa sia l’unica narrazione possibile?
Anziché alimentare questo mantra ed elencare la solita lista di quanto accade in Italia e nel mondo, vorrei affrontare l’argomento da un’altra prospettiva portando la mia esperienza come esempio.

Purtroppo, i numeri ci dicono che l’imprenditoria femminile è una strada ancora poco praticata o una scelta non così convenzionale: non so se sia per mancanza di intraprendenza o di poche possibilità. Quello che io posso portare però è un esempio di come a volte il muro è uno scalino e noi ci affanniamo a fare il giro inconsapevoli.

Da dipendente a imprenditrice

Un giorno ho compreso che non avevo più la stoffa da dipendente, anzi ero la peggior dipendente che un’azienda potesse avere. Non stavo mai al mio posto, ribelle e irriverente, perché sempre in contrasto con la dirigenza. Così ho aperto con quattro spicci la mia attuale azienda.

Non ero da sola, insieme a me avevo persone fidate ed è stato un lavoro di squadra e di supporto reciproco. Al tempo ero convinta che essere donna fosse penalizzante e che avrei avuto un sacco di problemi e difficoltà tant’è che avevo anche avviato con la mia socia un progetto dal titolo Women Work che ruotava attorno all’idea di scrivere sul tema delle differenze di genere per sfatare alcuni miti collegati alle donne e dire la nostra sull’argomento. Progetto che per mille vicissitudini, scelte e strade divergenti, non si è mai concretizzato, anche se ne rimane ancora traccia all’ingresso di SP-Formazione, dove un enorme cartellone è ancora appeso in ricordo dell’esperienza.

Questo succedeva a due anni dall’apertura dell’azienda, poi è cambiato qualcosa
e se vi state chiedendo cosa sia cambiato…

Beh, Sono cambiata io!

Il confronto con gli altri imprenditori

Nel 2019 ho dovuto affrontare la prima vera crescita dell’azienda con l’assunzione di nuove risorse, ho cambiato struttura per questioni di spazi e aumento delle attività, poi è arrivato il 2020 e con lui il COVID-19. Dato che non ho mai voluto vedere il bicchiere mezzo vuoto o il lato negativo delle cose, ho iniziato a confrontarmi con altri imprenditori per restare in carreggiata e non mollare di fronte all’incertezza ed è stato proprio a quel punto che ho compreso quanto la differenza fosse solo nella mia mente. Quel muro, le disuguaglianze, il sentirmi diversa e penalizzata erano ostacoli che stavo costruendo io e che nel confronto tra imprenditori non esistevano. Quando sei preparato, quando sei professionalmente e personalmente stabile e la tua azienda funziona il dialogo è totalmente alla pari, anzi, oserei dire molto aperto, condiviso e supportivo, perché ci si ritrova ad affrontare le stesse difficoltà.

La discriminazione di genere esiste ancora, così come la non equità di trattamento e molto altro, ma la cosa più importante che ho capito e imparato è che per far sì che non ci sia, bisogna innanzitutto lavorare su noi stesse e sulla nostra comunicazione, costruendo relazioni paritarie partendo da NOI. Dobbiamo vedere quello scalino e lavorare per superarlo, consapevoli che il mondo sta cambiando e solo noi possiamo accompagnare il cambiamento.

Oggi sono una imprenditrice con un team di mamme, donne e tantissimi giovani che cerco di guidare all’indipendenza professionale. Lavoriamo insieme con i nostri pro e contro, con una visione positiva delle persone e delle loro potenzialità, ricordandoci sempre che negatività e positività nascono prima dentro di noi e poi intorno a noi.

Besos e un evviva all’imprenditoria femminile di cui continuerò a narrarvi, per cui seguitemi 😊
Mi trovate su LinkedIn al mio profilo: https://www.linkedin.com/in/paola-vescovi/

Paola Vescovi, Rappresentante Legale di SP-Formazione